E’ la prima escursione letteraria data alle stampe da Franca Maria Ferraris, dove, come rileva Fulvio Castellani in una monografia sulla stessa autrice: “C’è un giuoco esemplare di speranze e di attese, di presenze e di assenze, di memorie e di proiezioni in verticale. Si tratta di un giuoco in cui la Ferraris svolge un ruolo di fine cesellatrice del verso, riuscendo a far suo il gonfiarsi delle gemme, il respiro del vento, la voce dell’ ‘amata terra di Liguria’. Al fondo del suo dire c’è contemporaneamente il sorriso della marina, l’attesa dopo un addio, il concerto dei fiori e delle foglie che prima di morire accordano i loro colori con i violini della dipartita, ma insieme con quelli, mai muti, della speranza”.
Nella motivazione del Premio “Accademia Internazionale di Lettere e Arti”, Bologna 1980, assegnato a “Calycanthus” si legge: “Raccolta di poesie notevoli per la limpida espressione, la comunicatività efficace ed incisiva, e per l’omogeneità che le caratterizza”.
Due poesie da “Calycanthus”
I GABBIANI
Una leggera foschia
vela il tramonto di settembre
e un volo di gabbiani
passa lento sul mare.
Bianche figure irreali,
stancamente vaganti
tra due infiniti,
sembrano i messaggeri
di un mondo misterioso.
Ma il loro volo,
nel cadenzato ritmo delle ali,
ha il solo senso
della ricerca del cibo
com’è l’affanno di tutti i mortali.
SUL BALCONE
Sul balcone,
in questo freddo giorno invernale,
c’è in passero intirizzito
che batte col becco contro il vetro
per dire che ha fame.
Si è scordato perfino la paura
per chiedere una briciola di pane,
tenta il tutto per il tutto
prima che sia finita.
In questo gelo
che il cielo promette,
chissà domani cosa farà,
se avrà ancora la forza
di bussare a una porta.
Così si chiede il passero,
anche se sa per ora
che del domani nulla gl’importa.
Oggi esso è qua.
Alzati, nella madia in cucina,
c’è un pane fresco da sbriciolare,
un pane a cui ciascuno di noi
potrà rinunciare senza danno
e per qualcuno invece è la salvezza.
Alzati in fretta.
Basta solo un tuo gesto d’amore,
e anche per oggi il passero non muore.