Scrive Giorgio Bàrberi Squarotti in una nota sulla quarta di copertina del libro stesso: “ELEGIA PER LA MADRE” mi sembra in assoluto uno dei più belli e intensi libri che mai abbiano discorso della figura materna, soprattutto per la forza e la verità con cui la corporeità del rapporto con la madre è rappresentata. E’ davvero un’opera originale e appassionata”.
Da un’analisi critica di Silvano Demarchi si estrae:”… Musicalissimo lo stile sul registro di un pianissimo che ha il misterioso potere di penetrare nelle profondità dell’anima, come in questo scorcio che rievoca la madre: ”Del tuo passaggio breve/ per le strade del mondo/ restò un soffio gentile, / restò il silenzio / a disegnare il vuoto”.
E ancora, dalla prefazione di Cristiano Mazzanti : “La morte viene strappata alle raffigurazioni tradizionali per acquistare regalità: “i passi d’avorio levigato”; “il fuoco fatto cenere per sempre”; “altare di terra che celebra i miti e le stagioni”. E ancora: “Un precedente riferimento a questa impresa (un canto per la Madre morta) viene dalla cultura statunitense: il Kaddish per la madre Naomi, di Allen Ginsberg”.
Nella motivazione al Premio Nazionale di Poesia “SPAZIO DONNA” 2002, assegnato al libro “Elegia per la madre”, così scrive Luigi Pumpo: “Poesia d’intensa liricità, dove la memoria e il desiderio si fanno eco d’ispirazione profonda”.
- Vado- dicesti.
Ed io: - Ho scarpe per seguirti,
verrò con te dovunque,
non temo lontananze
di terre sconosciute,
sapranno valicare mari e monti
la ferrea volontà,
la mia speranza. –
Le scarpe invece
tradirono o miei passi
e presto affondarono nel fango,
non divennero ali
per seguire i tuoi cieli.
Da qui ti cerco ancora,
con i piedi inchiodati nella terra
e un desiderio immenso d’infinito.
CON GESTO ANTICO
Mi tradirà forse l’ora,
ma con certezza
ti vedrò un giorno,
chiara, sul sentiero proibito,
dove si frantumò la mia speranza.
Avanzerai con passo leggero,
avrai un corpo libero e nuovo,
diverso da quello che conobbi,
e un raggio di luce
trapasserà il tuo volto,
donerà al tuo incedere
la grazia immutabile
di un’immortale giovinezza.
Con gesto antico
mi porgerai le bacche
rosse del rovo,
quelle che un giorno
raccogliemmo assieme
nella valle velata
dal primo torpore dell’autunno,
quelle che un vento freddo
strappò dalle mie mani
lasciando solo il vuoto.