Franca Maria Ferraris

Pubblicazioni

       

Elegia per la madre

   
     

 

Anemos

Ibiskos Editrice, 1996 - 1° edizione;
Editrice Liguria, 2001 - 2° edizione pagg. 64.

 

Scrive Giorgio Bàrberi Squarotti in una nota sulla quarta di copertina del libro stesso: “ELEGIA PER LA MADRE” mi sembra in assoluto uno dei più belli e intensi libri che mai abbiano discorso della figura materna, soprattutto per la forza e la verità con cui la corporeità del rapporto con la madre è rappresentata. E’ davvero un’opera originale e appassionata”.
Da un’analisi critica di Silvano  Demarchi si estrae:”… Musicalissimo lo stile sul registro di un pianissimo che ha il misterioso potere di penetrare nelle profondità dell’anima, come in questo scorcio che rievoca la madre: ”Del tuo passaggio breve/ per le strade del mondo/ restò un soffio gentile, / restò il silenzio / a disegnare il vuoto”.
E ancora, dalla prefazione di Cristiano Mazzanti : “La morte viene strappata alle raffigurazioni tradizionali per acquistare regalità: “i passi d’avorio levigato”; “il fuoco fatto cenere per sempre”; “altare di terra che celebra i miti e le stagioni”. E ancora: “Un precedente riferimento a questa impresa (un canto  per la Madre morta) viene dalla cultura statunitense: il Kaddish per la madre  Naomi, di Allen Ginsberg”.
Nella motivazione al Premio Nazionale di Poesia “SPAZIO DONNA” 2002, assegnato al libro “Elegia per la madre”, così scrive Luigi Pumpo: “Poesia d’intensa liricità, dove la memoria e il desiderio si fanno eco d’ispirazione profonda”.

 
Estratto dal libro di poesie "Elegia per la madre"

RECENSIONI

 

Mario Mariani 

Giorgio Bàrberi Squarotti 

Silvano Demarchi 

Francesco Gallea

Luigi Pumpo

 

PREMI

 

Premio"Il Porticciolo" 2002

   
 

Due poesie da “Elegia per la madre”

 

DA QUI TI CERCO ANCORA

- Vado- dicesti.
Ed io: - Ho scarpe per seguirti,
verrò  con te dovunque,
non temo lontananze
di terre sconosciute,
sapranno valicare mari e monti
la ferrea volontà,
la mia speranza. –

Le scarpe invece
tradirono o miei passi
e presto affondarono nel fango,
non divennero ali
per seguire i tuoi cieli.

Da qui ti cerco ancora,
con i piedi inchiodati nella terra
e un desiderio immenso d’infinito.

 

CON GESTO ANTICO

Mi tradirà forse l’ora,
ma con certezza
ti vedrò un giorno,
chiara, sul sentiero proibito,
dove si frantumò la mia speranza.

Avanzerai con passo leggero,
avrai un corpo libero e nuovo,
diverso da quello che conobbi,
e un raggio di luce
trapasserà il tuo volto,
donerà al tuo incedere
la grazia immutabile
di un’immortale giovinezza.

Con gesto antico
mi porgerai le bacche
rosse del rovo,
quelle che un giorno
raccogliemmo assieme
nella valle velata
dal primo torpore dell’autunno,
quelle che un vento freddo
strappò dalle mie mani
lasciando solo il vuoto.

 

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