Recensioni |
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Giudizi di importanti critici sulle opere - Recensioni 1999 |
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“D’Amore e di Guerra”- Ho esitato a scrivere dell’ultimo libro di M. Franca Ferraris; l’ho letto e riletto, infatti, anche ad apertura, senza riuscire a “staccarlo”: troppo ricordo il tempo di cui dice, con innamorato “nostos”, suo e di me lettore. Affinando di continuo il patrimonio di parole e di metafore, fatta di raccolta in raccolta più esperta proprio dal praticar fedele la poesia, Maria Franca mi appare uscita per sempre dall’hortus conclusus del suo solitario, elitario sentire. La metafora s’è fatta più soda, corpo per affrontare il tema biblico della seconda guerra mondiale, custodita da lei come se fosse d’oggi e per costringere (ma la poesia non è, sempre, coazione?) chi legge a penetrare le guerre di oggi. La matrice lirica s’è arricchita in carme (direbbe Montale: l’elegia s’è mutata in inno). Questo pertiene al poeta, in tempi brechtianamente bui; così il Montale di “Primavera Hitleriana” e di “Botta e risposta”, il Gatto de “La storia delle vittime”, il Caproni del partigianato in Val Trebbia, il sereni del “Diario d’Algeria” e il Sansa di “Onore di pianti”. I nomi si fanno leggeri nell’incidere poetico, flatus vocis (Armir, Rommel, Guderian, i Thunderbolt…), fermati al registro talmudico e biblico, immani libri di fede proprio perché di soffrire corale. Il poeta ancora una volta salva dalla dispersione dolori, errori, retoriche e crudeltà con la petrosa concretezza delle parole. Ed è per sempre. Si legga, una per tutte, la vicenda del tenente Mark (pag. 32) e ci si lasci acquisire dal coraggioso, memore, testimoniare (ma testimone e martire nel dire classico hanno la stessa accezione: non a caso!) di Maria Franca. SERGIO GIULIANIOttobre 1999
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