Franca Maria Ferraris

Recensioni

 

Giudizi di importanti critici sulle opere - Recensioni a cura Luciano Nanni

Che si tratti di storia o di mito, la vicenda della regina Didone ha ispirato artisti, scrittori e musicisti di ogni epoca. Numerose le opere liriche, tra cui spicca Dido and Aeneas capolavoro di Purcell. Ma che si possa descrivere il dramma, poiché tale è la fine di Sella regina cartaginese, solo in musica, può apparire impossibile. Scioglie il dubbio la sonata “Didone abbandonata” di Tartini: “nel primo tempo un pathos ed un’espressione di dolore commovente e profondo” (E. Polo).
Certo riferito a Didone che si getta tra le fiamme essendo stata abbandonata da Enea. Ma in origine fu così? Didone si gettò tra le fiamme avendo ricevuto una richiesta di matrimonio e volendo restare fedele al marito defunto. Dunque, su storia o mito si innesta altro mito. Sarebbe disdicevole chiedere a un artista di rispecchiare la verità quando esistono vicende incerte. In più, l’artista ha il privilegio di adattare a sé qualsiasi storia. È il caso della Ferraris, che parla espressamente di mito e di amore. Comunque sia, la Didone originaria fu abbandonata, da Enea o per forza dalla scomparsa dell’amato.
Convergono in modo significativo i pareri dei critici che compaiono nel libro. A chi affronta un testo, per taluni versi complesso come questo e ricco di spunti poetici, conviene tener conto di altri giudizi solo dopo. Lo vediamo però in forma di poema, anche se le poesie sono separate dai relativi titoli. Poema per via di un tema che si sviluppa per tutta la raccolta. In primo luogo, va cercata l’immedesimazione sia pure in altro contesto, ma con quella sensibilità femminile che non viene mai dispersa: i sentimenti degli esseri umani sostanzialmente non cambiano. La Didone, che qui proviene dal mare, ci regala una splendida metafora, o meglio la metamorfosi di una passiflora, ovvero il fiore della passione: epiteto che riporta ad altre situazioni, ad esempio di carattere religioso. È la dimostrazione di quanto sia profonda la scrittura che fa nascere da una parola o da una frase una incredibile quantità di memorie, di informazioni e di sensazioni.
La natura è continuamente presente, quasi uno scenario entro il quale creare un pensiero, o elevare una rappresentazione che originariamente appartiene soltanto al poeta. La compenetrazione tra fase concettuale e descrittiva è capace di giungere a vertici emotivi che comunemente non sono possibili con altri mezzi: tutto sta a come si legge, e al presente la superficialità dei più impedisce alla poesia di spargere la sua bellezza. Né poteva mancare una linea di classica compostezza, una scansione versale dentro misure metriche che seguono il senso del discorso. Sono sufficienti quattro versi per riportare un’impressione indelebile: “e odo sulla soglia / il suono di una voce / come un lungo richiamo / dal bosco tenebroso.” La suggestione di quel “bosco tenebroso” conferisce al passo un senso di mistero, di profondità irraggiungibili, quel mistero che sorge dalla natura e ci riconduce al principio dell’esistenza, quando ogni cosa aveva una sua magia.
Ed è proprio il suono di un flauto (Sulla costa) con suo timbro sinuoso e rievocativo a darci l’idea di una stagione senza tempo: la poesia unitamente alla musica realizza il miracolo di ciò che non si può esprimere nel linguaggio d’ogni giorno. Non di rado, specialmente per gli antichi, è d’uso rivolgersi alla volta celeste e contemplare nella sfera notturna stelle e costellazioni: da ciò si comprende quanto la nostra vita sia effimera, ma trova la sua pienezza nell’istante allorché si rivolge in alto. Non conta l’effimero, ma il suo esserci. In prospettiva terrena però la poetica della Ferraris è tutt’altro che effimera.

C’è una solidità di scrittura che non perde la sua carica suggestiva, sapendo coniugare forma ed efficacia anche figurativa. Non manca una sottesa oggettività che si esplica come in un lampo e coglie l’istante preciso in cui un fenomeno si manifesta: “Quel diamante nascosto, / come improvvisa folgore sul mare” — un rapporto tra significato e simbolo che rende compiuto ogni verso.


LUCIANO NANNI

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