Dalla prefazione di Neuro Bonifazi a “L’altra Didone”: “… Nell’amore che guida il verso e lo nutre di invenzioni, di musicali leggiadrie e di empiti densi di significato, c’è intero il mondo dell’anima, e soprattutto c’è l’alternarsi eterno e davvero mitico del rito erotico, il suo compiersi immutabile eppure nuovo ogni volta, così come viene qui cantato, attraverso il linguaggio poetico, con assoluta originalità… E ciò che dice (la Ferraris) con la sua grazia poetica, con il fascino delle sue evocazioni, diventa subitamente mitico, pur nelle forme moderne della sua scrittura, e nelle visioni attuali della sua vita e della sua sensibilità”.
Sergio Giuliani in una nota sulla quarta di copertina afferma: “Il vissuto dell’autrice diventa ne “L’altra Didone”, humus di foglie autunnali per nutrire una storia di classicità e d’amore… Risponderanno i lettori, se sono rimasti presi da questa storia. Io sostengo la resa classica di tutti i temi confluiti in una sagace e costruita ispirazione dove “L’altra (nostra? Non più soltanto di Virgilio e di Dante?) Didone” avrà buon cammino e piena legittimità d’arte”.
E Giorgio Bàrberi Squarotti, sempre in una nota sulla quarta di copertina: “Mi conforta e rallegra la lettura de “L’altra Didone”, un poemetto originale e vitalissimo che trovo anche molto suggestivo per ricchezza di vicende, figure, esperienze, varietà di fatti e di emozioni. E’ una Didone ri-creata, trasformata e sublimata in forza del dolore e dell’amore, da uno stile poetico che, intriso di una sensuale delicatezza e di una spirituale passionalità, rende lucidità e bellezza all’intera opera”.
Così scrive Giovanni Giraldi sulla Rivista letteraria “Sistematica” n. 33, Edizioni Pergamena, Milano: “Le composizioni letterarie di Franca Maria Ferraris hanno una caratteristica comune: sono cicli di liriche attorno ad un tema dominante a cui si vuol dare risalto poetico completo”.
Ancora su “L’altra Didone”, così recita la motivazione del primo premio assegnato al libro dalla Giuria della 24° Edizione del Concorso Nazionale di Poesia “Pablo Neruda” 2007 , motivazione riportata sulla fascetta di cui il poemetto può avvalersi: “La storia d’amore che Franca Maria Ferraris racconta in limpidi versi nella raccolta “L’altra Didone”, è lieve e delicata ma possiede anche la forza che nasce da una profonda cognizione dell’umano sentire. E’ questa una Didone diversa e nuova, attuale e fuori dal tempo, poiché tale è la dimensione del mito, una Didone rinata e liberata: “Brindo al tempo che resta/ al mio lento e paziente rinascere”. Gioiosa passione e lucida razionalità sono qui complementari e trovano espressione compiuta in una cifra stilistica alta e fascinosamente evocativa. La poetessa non rinuncia a esplorare il vissuto, anche se doloroso. Ma il lettore che ama la creazione poetica non mancherà di notare altresì le mutevoli sfumature cromatiche e la luce- non luce che ritma il respiro delle ore e delle stagioni” ( per la Giuria: Piero Tarditi)
E così altrimenti recita la motivazione del primo premio, a sua volta assegnato al libro “L’altra Didone” dalla Giuria del Concorso Internazionale di Poesia “Città di Siracusa “ 2007 : “In questa nuova rivisitazione del mito classico, l’autrice riesce a dare una visione moderna attraverso una poesia organica, sapientemente intrecciando i motivi del vissuto con un’esposizione pregna di accattivante surrealismo. Il fascino che tracima da questi versi assieme alla passione che li sospinge, ci trasportano in un mondo parallelo di mito, amore, passione. La parola si fa “alata” e vola di bocca in bocca, percorre le vie invisibili dello spazio e del tempo, e non ha termine…”
Da una missiva inviata all’autrice dal critico letterario , poeta e saggista Giannino Balbis, che opera nei più importanti centri culturali della Val Bormida, ecco, qui a seguire, due stralci riguardanti il libro “L’altra Didone”: “Dalla lettura di questo poemetto, ho tratto forti suggestioni ed emozioni, sia per la raffinata trama contenutistica, sia per la splendida musicalità del verso e l’intensità delle immagini…” E ancora: “ L’altra Didone” mi ha procurato l’immediata sensazione di essere dinanzi a un’opera di non comune spessore lirico e culturale che può accostarsi ai miei amatissimi “Poemi Conviviali” pascoliani, o ai pavesiani “Dialoghi con Leucò””.
Tanto io amai e amo
la carità e l’amore,
che spesso vedo entrambi
riflessi su di un volto,
e odo sulla soglia
il suono di una voce
come un lungo richiamo
dal bosco tenebroso.
Ma solo nella mente
mi è dato udire le parole che sanano.
La realtà è il brusio della pioggia,
è l’alba grigia che cancella i sogni,
è l’inizio del giorno
che spazza via coi brandelli del buio
la persistente speranza d’amore.
Dalla torre ogni sera
spio trepidante
il mitico ritorno del guerriero.
Ma solo l’erba vedo,
immobile sui passi dell’assenza,
solo il vuoto mi appare
sul fondo della breve pianura,
solo il vento tra il verde del fogliame,
solo il suo eco che subito si perde
con la promessa che ho creduto vera.
ENTRAI IN QUELLA STANZA
Entrai in quella stanza,
là sulle rive ondose dell’oceano
dove un giorno vibrò
la poesia di Rafael*,
dove ora vibrava
sommesso il tuo richiamo.
Entrai piano
per afferrare intera
l’effusa melodia delle parole.
E in quella,
attraversare assieme
acque di mare aperto e terre al sole,
respirare all’unisono
l’Oriente e l’Occidente
di qua e di là dal Bosforo.
Fu immergerci nell’onda
quando ad un tempo
tendemmo le braccia,
per una vicendevole accoglienza.
Fu staccarci dal fango del mondo
quando assieme scoprimmo l’universo.
Fu fiamma di passione
quando per noi si accesero
i fuochi della sera
e le parole si sfecero
in un lieve sussurro.
Fu abbandonarsi al vento
quando le nostre dita scrissero nell’azzurro
la trama breve di una storia infinita.