Non solo per giovanissimi, ma per ogni fanciullino che abita in noi e vive di immaginazione e sensibilità. E come suggerisce il Pascoli bisognerebbe quasi togliere quelle categorie che razionalizzano i generi separando forse un po’ anche le generazioni, per godere appieno del mondo fantastico creato da Franca Maria Ferraris e Cristina Sosio.
Il racconto è direttamente svelato da Octavia, giovane protagonista femminile insieme al fratello Max e al Draghetto Mago. Ma molti altri sono i personaggi che si incontrano nella storia, a volte appartenenti solo alla realtà come i genitori, la nonna, i professori della scuola, e altre volte - molte di più - appartenenti al mondo della favola, gli elfi, le fate e le streghe e i malefici. Il Draghetto, insieme ai preziosi Gatti Sapienti, sono invece i personaggi “traghettatori”: si potrebbe dire che sono la fantasia che regna nella realtà perché sono gli unici personaggi fantastici che le Autrici fanno esistere, insieme ai protagonisti umani, sia nel mondo reale sia nel coloratissimo mondo di Elfilandia. E questa loro sana duplicità permette di guidare e proteggere i ragazzi nella loro avventura, in ogni entusiasmante ma anche delicato passaggio tra la realtà e la fantasia. Situazioni di fantasia e situazioni di realtà si alternano in tutto il libro, dapprima poco a poco per poi dare al lettore un mondo sempre più fantastico, con un exploit nel capitolo ventisei, giustamente tenuto quasi alla fine, denso di fantasia allo stato puro misto a poesia. Inoltre, se quasi fino alla fine l’Autrice-scrittrice permette al lettore di tenere una distanza tra sé e ciò che accade, in modo da dare lui l’opportunità di riflettere, nel capitolo citato questa distanza viene azzerata: non c’è più nessuna spiegazione da dare mentre si combatte contro il male.
Sotto all’alto paradigma “bene-male” in cui si fa riferimento costantemente in tutto il racconto, sono posti una serie più dettagliata di valori, come quello delle piccole e grandi scelte, della verità, della fiducia, della lotta contro la violenza (interessantissimo il riscatto delle streghe), dell’importanza dello studio e della lettura, e anche quello della politica. I protagonisti, ad esempio, saranno portati anche a contrapporsi ferocemente al male, ma solo dopo aver attivato una politica di dialogo con le forze che lo incitano, un suggerimento forse non così diffuso tra i Fantasy, i quali si sviluppano in situazioni dove il conflitto è già in atto.
Alla fine vince il bene. Quasi a darci la speranza che siamo sempre in tempo per sconfiggere il male, la negligenza e la noncuranza degli uomini verso la propria storia, che sia quella del patrimonio storico e quindi della comunità, che sia quella del singolo. L’intento delle Autrici è, come anche la parola “Stirpe” nel titolo lascia intendere, quello di ristabilire e consegnare ai ragazzi (ma abbiamo detto anche a tutti noi) il legame tra presente, passato e futuro, che rischia oggi forse di venire meno. Il bene vince quando i ragazzi hanno conosciuto la loro storia attraverso la conoscenza dei loro antenati e quando hanno conosciuto la storia del loro paese (il romanzo è ambientato nella cittadina di Quiliano e vuole proporre la storia in maniera più accattivante per i ragazzi). Quando nel mondo fantastico vince il bene iniziano i lavori di restauro del castello nel mondo reale….. Il bene è, insomma e in conclusione, il recupero e la cura delle nostre radici.
@lindafinardi
“Favola” è parola antichissima. Ha origine dal verbo greco “fari” che significa “parlare”. Come e a chi? Nella pratica comune è un parlare figurato ad uso soprattutto dei bambini perché usa un codice colorato e ingenuo (alle volte solo apparentemente ingenuo) che annulla i confini della comprensione imposti dal linguaggio e apre il dialogo con ogni oggetto dell’esperienza, animali, piante, cose e li induce a parlare in tono volutamente infantile e stereotipato (chissà poi perché! Chi ci autorizza a pensare che i bambini abbiano davvero quel linguaggio zuccheroso? E se fossimo noi ad imporglielo, noi adulti in ritardo?).
Ma non è stato sempre così; non soltanto fatine ed orchi! Esopo e Fedro erano dei moralisti che adoperavano i supposti pensieri degli animali come maschere per parlare agli uomini e degli uomini. Inoltre, la funzione fabulatrice si fa ben presto mito, ovvero codice immediato e colorito con cui si veicolano,per virtù di fantasia, eventi e verità storiche, e questo a partire dai classici greci fino alle grandi scrittrici del Novecento italiano, Elsa Morante e Annamaria Ortese, che rivestono (ma è una veste corta corta) di favola le crudissime realtà di quel secolo.
Ad esse contemporanei, gli studi assolutamente innovativi di Vladimir Propp sulle radici storiche dei racconti di fate e sulla morfologia della fiaba, oltre che a trasportare i bagagli di una metodologia culturale serissima e profonda in un campo che consideravamo “leggero”, hanno definito per sempre la metodologia dello strutturalismo in quanto di duraturo del movimento rimane.
Ogni libro di favole è,per definizione, ambiguo, perché scritto da adulti per una audience di fanciulli (o no?). Magistralmente ambiguo è l’archetipo di questo tipo di produzione artistico-letteraria: “Le petit Prince” del non certo fanciullo Saint-Exupéry.
Ambiguo, nel senso originale del termine,”doppio” e non in quello peggiorativo dell’uso comune, e in due sensi è il libro “freschissimo di stampa”, appena appena nato che l’illustratrice (Cristina Sosio) e la scrittrice (Maria Franca Ferraris), loro assai ben acculturate, hanno scritto per un pubblico, a sentir loro, di “semplici”.
Due i linguaggi della “bella fabella”, quello delle bellissime, fantasiose e ricche illustrazioni e quello del fluidissimo ed esperto dire prosastico; due i destinatari del volume (che si raccomanda anche per nitidezza e bellezza grafica!): i bambini sì, ma anche noi adulti, attratti dall’elegante, magistrale fluidità dell’insieme e,ancora, due i mondi che vi si incontrano, un sottofondo storico assai accurato e teneramente insistito, anche nella precisione “realistica” del paesaggio, dalla quilianese Cristina e un libero sfogo, divertito ed un poco incredibile in due persone “colte”, nella fantasiosa incarnazione di tempi e vicende millenarie nelle “creature”-supporto delle favole come fantasmi,elfi e draghi.
Le coautrici hanno lavorato fisicamente insieme, con scambi di idee-progetto che immagino subito condivise ed attuate su pagina e tavola, in una simbiosi che è ben raro riscontrare. Non c’è stata, come sempre accade, la primazia del testo e, a seguire, l’illustrazione: il tutto è nato in una specie di calor bianco che indica una continua, amichevole intesa, senza sopravventi o disattenzioni.
Lavoro per bambini, ma svolto da ottime operatrici adulte. E si sente subito. Da un lato la precisione affettuosa del disegno che rileva luoghi a lungo percorsi e amati; dall’altro uno scrivere esperto (Maria Franca ,ben nota alla cultura savonese, è autrice di molte opere) che si è lasciato alle spalle temi esistenziali e civili per assumere un ruolo sorprendentemente fluido, da animatrice-in-punta-di-piedi che fa raccontare la “storia” alla bambina Ottavia. Nel nuovo linguaggio, che si fa colorito come le tavole, sorprendenti per netta ed ispirata bellezza, la partner-scrittrice mescola latino, inglese, francese, dialetto (indimenticabili le mele carpèndule per spiegarci l’etimo del Pomo quilianese), battute da ragazzi ed assoluta precisione! – in un linguaggio-gergo per lei nuovo e scorrevolissimo.
Non si racconta, certamente, il plot della favola: è una rapsodia di temi della storia di Quiliano dall’età romana a due ragazzi di oggi, sempre appoggiata su dati certi, su reperti d’archeologia che Cristina, con le sue “passioni” di pittrice e di bibliotecaria conosce come se stessa, ovvero su una griglia su cui far agire la fantasia,ma non sfrenata. La barra del navigar per mare di favola è sempre saldamente nelle mani delle due autrici.
Buona lettura,dunque; buon caleidoscopio di immagini, qualche volta d’amor struggente come la mappa di Quiliano che è una mappa del cuore.
E buona riflessione per adulti: il Drago che sa tutta la storia perché si ricompone di continuo, ma solo ad opera di persone davvero persone.
Sergio Giuliani
Sono lieto di recensire l’ultima fatica letteraria di Franca Maria Ferraris che, assieme a Cristina Sosio, ha pubblicato per i tipi dell’editore De Ferrari il libro intitolato “Aquilius e la stirpe del drago”, impreziosito dalle illustrazioni e dalla grafica di Cristina Sosio.
È un’opera indirizzata prevalentemente ai lettori più giovani; entra pertanto, a pieno titolo, nella ‘letteratura per ragazzi’. Occorre precisare che l’espressione ‘letteratura per ragazzi’ fa riferimento a un vasto numero di opere e di generi letterari che, in qualche modo, si ritengono adatti ad un pubblico di bambini e di fanciulli. Si parla, dunque, di testi pensati esplicitamente per la lettura da parte dei giovani e notoriamente apprezzati da loro, ma non sempre è stato così. Vi sono state opere come “Il principe e il povero” o “Huckleberry Finn” di Mark Twain, che sono state molto apprezzate dal pubblico dei più giovani anche se pensate per gli adulti. “Alice nel paese delle meraviglie”, al contrario, fu concepito come storia per bambini, ma viene generalmente considerato più adatto soprattutto a un pubblico adulto. Solitamente tali opere sono accomunate dai loro contenuti morali, intrinseci alla loro natura letteraria. La loro vocazione è quella di veicolare messaggi potenzialmente educativi. Anche in questo caso, si possono esprimere riserve su alcuni titoli. Questo tipo di letteratura è caratterizzata, unica certezza, dal binomio inscindibile autore- illustratore. Parlando di illustrazioni, ci addentriamo in un campo vasto come il mare, dove spesso operano illustratori, grafici o pittori assai noti per le loro opere, di cui non si conosce alcun dato biografico. Cerchiamo di colmare almeno questa lacuna. Franca Maria Ferraris con le sue opere di poesia e narrativa ha già catturato numerosi lettori. Citiamo, tra le altre: “Di Valbormida il cuore”, poesia, 1997-, 2° ed. 2002 e “Le parole del mare” prosa e poesia, 2005. Tutta la sua esistenza è un esempio di fedeltà alla letteratura e alla poesia, fedeltà che è, ancora e soprattutto, fiducia e speranza nel bello ‘come l’agave che s’aggrappa al crepaccio dello scoglio’ (Montale). Ho sempre ammirato la scrittura della Ferraris, intimamente metafisica, e con una ricca tensione etica. Cristina Sosio, ha arricchito il volume con un corredo iconografico di pregevole fattura. Bibliotecaria di professione e pittrice per vocazione, è laureata all’Accademia Ligustica di Belle Arti. È specializzata in arti visive e discipline dello spettacolo. Ha già curato la veste grafica di alcune pubblicazioni tra le quali “Vie storiche del Quilianese”, 2009, e “Le storie di Dragoleo”, 2010.
Ed ora veniamo al libro in questione. Vi si narra la storia della stirpe di Aqulius il Drago, che per i suoi numerosi meriti e acclarate virtù, è stato nominato Drago Mago. Ha una grande dote: quella di fermare il tempo. Chi è padrone del tempo può percorrere la storia a suo piacimento e ignorare ciò che i Latini affermavano con grande saggezza ‘ruit ora’. Anche lui, però, è soggetto al momento in cui nel sole dell’amore tutto rifiorirà e si ricomincerà a rivivere. La storia narrata è ammaliante e avvincente, anche perché è simbolicamente descritto l’eterno conflitto fra il bene e il male, incarnato quest’ultimo, dal cattivo Mago Norum e dalle sue Forze Occhiute. Egli imperversa su Aquilius con malefici di ogni sorta. Lotteranno contro lui anche i Gatti Sapienti, che prenderanno coscienza di essere essi stessi i discendenti di una stirpe, come lo è ogni creatura di questo mondo. Accanto a loro, combattono per il bene il Drago Aquilius, detto anche Draghetto, i due ragazzi Ottavia e Max, gli elfi, le fate e le streghe. È veramente di pregio questa intuizione dell’autrice in merito alla stirpe felina. Già Baudelaire affermava che i gatti hanno caratteristiche superiori che ammaliano la sensibilità dei poeti. Lasciamo ai lettori maggiorenni e minorenni l’opportunità di addentrarsi nell’intrico di questa vicenda sempre appassionante e avvincente, che presto, ne siamo certi, avrà un seguito. Abbiamo parlato nell’incipit di fatica letteraria, ma scorrendo le pagine del libro, si scopre che per Franca Maria Ferraris scrivere è un piacere infinito, come per Cristina Sosio lo è il dipingere.
(Gianfranco Barcella)
“Aquilius e la Stirpe del Drago” è il titolo di un libro che unisce la magia e il mistero del passato alla modernità del presente. Scritto da Franca Maria Ferraris e illustrato da Cristina Sosio, il testo è adatto sia per i più grandi che per i più piccoli perché, per mezzo della fantasia, fa viaggiare in epoche straordinarie popolate da pirati, cavalieri medievali e draghi o in luoghi remoti come castelli, grotte e villaggi di elfi e fate. La magica storia è ambientata a Quiliano, in provincia di Savona, il nome del paese è stato trasformato in Aquilis in onore del cavaliere Aquilius, possessore di terre realmente esistito in quel luogo. Nella storia, raccontata con minuzia di particolari e trasporto dall’autrice, vi sono molti personaggi simpatici che accompagneranno il lettore in favolose avventure. Ad esempio, i fratelli Octavia e Maximus Dragobello De Aquilibus, i loro quattro Gatti Sapienti Amìr, Bedàl, Ganùt e Zadòr, il fantasma di Aquilius, il Drago Mago soprannominato Draghetto, ma anche elfi, fate, streghe e forze malvagie quali il malefico mago Norum e le sue forze Occhiute. Ad accompagnare le parole della scrittrice vi sono, all’interno del libro, i bellissimi disegni di Cristina Sosio, colorati per mezzo di un programma particolare di grafica realizzata a computer. L’illustratrice ha dato vita alla storia disegnando sia i personaggi, molto espressivi e simpatici, che i luoghi magici e misteriosi descritti nel libro. Ma, per capire meglio di cosa tratti il testo ci vengono in aiuto le parole dell’autrice stessa che scrive: “Questa è la storia di una stirpe, la Stirpe dei Dragobello De Aquilibus. Tenetelo ben a mente ragazzi! Ma soprattutto tenete a mente che ogni essere di questa terra, umano, animale, vegetale, fa parte di una stirpe, perché in questo mondo ognuno ha una sua storia precisa, inequivocabile ed inconfondibile con la quale il suo sangue (o la sua linfa) attraversano i secoli e i millenni.” Con queste frasi la scrittrice vuole stimolare i lettori a prendere coscienza delle proprie radici, a dar valore alla storia della propria famiglia, a conoscere l’ambiente di origine in modo tale da poter comprendere il presente con l’aiuto del proprio passato.
Arianna Craviotto
VB, Liceo Artistico A. Martini, Savona, anno scolastico 2011-2012
“Aquilius e la stirpe del Drago” è un romanzo avventuroso e mutevole, con divertentissimi personaggi, interessanti colpi di scena e bellissime illustrazioni. L’ho fatto leggere anche ai miei nipoti di quattordici e undici anni che, essendone entusiasti, desiderano esprimere il loro plauso. Mi augurio di leggere presto qualche altra opera di analoga bellezza”.
Giorgio Bàrberi Squarotti.
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Il libro “Aquilius e la stirpe del drago” mi è piaciuto molto perché è ricco di particolari che rendono più realistico il racconto, anche se è sempre fantastico e ricco di bellissime immagini. La storia mi ricorda le avventure di Harry Potter, però, le vicende di Ottavia e Max sono più vicine al nostro mondo per le osservazioni sulla natura e per i molti insegnamenti che invitano alla riflessione e alla ricerca del bene. Per tutti questi motivi il libro mi è piaciuto e mi ha fatto trascorrere ore liete.
Giulia Botta
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Complimenti! “Aquilius e la stirpe del Drago” è un libro davvero… favoloso!
Giovanni Testa
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“Aquilius e la stirpe del Drago” è uno dei più bei fantasy che abbia mai letto. Affascinanti le vicende narrate al pari delle immagini che per lo splendore dei colori e l’armonia delle forme, catturano l’attenzione del lettore”.
Giulio Giannetti
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QUILIANO DA LEGGERE!
Oggi il tempo è ancora più fosco di ieri!
Suggerisco la lettura di un buon libro! Questo è uno straordinario fantasy ambientato a Quiliano, dove i protagonisti si scapicollano tra le rovine del castello di Quilianetto, la grotta del drago nel Rian della Sciusscia e San Pietro in Carpignana: un'avventura emozionante assolutamente da provare!
(Io normalmente seguo l'esempio dei protagonisti e mi arrampico su per quei luoghi, non sono ancora riuscita ad arrivare alla grotta del drago, ma prima o poi la troverò...!).
Laura Brattel
È il fondatore dell’Ordine dei Cavalieri di Dragobello. E’ chiamato affettuosamente draghetto da coloro che gli sono amici e che, assieme a lui, agiscono per il bene.
Età: Draghetto non ha età, è fuori dal tempo. Nasce da un uovo e, dopo un certo periodo di vita sulla terra, egli torna a ritirarsi nel guscio che lui stesso si fabbrica, restandovi addormentato all’interno, fino a quando qualche evento speciale, o la sua medesima volontà, ne provochi il risveglio.
Caratteristiche fisiche: ha il dorso, gli arti e le ali membranose color verde smeraldo. La pancia gialla è fornita di una tasca. I suoi occhi sono verdi e vivacissimi, il sorriso a mezzaluna è simpatico e accattivante.
Caratteristiche psichiche: grande intelligenza volta al bene. Visibile a coloro ai quali egli ritiene giusto mostrarsi, invisibile al resto delle persone.
Particolarità: possiede la famosa macchina del tempo con cui può viaggiare e far viaggiare per extra tempi e per extra spazi chi lo desidera e se lo merita.
È una ragazzina di dodici anni e possiede il cognome altisonante Dragobello De Aquilibus che dimostra la sua appartenenza alla Stirpe del Drago e degli Aquilius.
In famiglia è chiamata Tavì.
E’ la figlia primogenita di Marta e di Leopoldo, nipote di nonna Violante, sorella di Max.
Caratteristiche fisiche: occhi verdi color foglia, capelli rossi color carota, lentiggini sul naso.
Caratteristiche psichiche: è dotata di una grande fantasia.
Particolarità: le piace molto la storia ma, più che sui libri, ama studiarla… dal vero!
Sa suonare il flauto e compone canzoncine.
Ovvero Massimo Dragobello De Aquilibus è un ragazzino di undici anni, secondogenito di Marta e di Leopold, nipote di nonna Violante e, ovviamente, fratello di Ottavia.
Caratteristiche fisiche: occhi scuri, color buccia di castagna matura, capelli bruni e ricciuti.
Caratteristiche psichiche: è molto interessato al gioco in genere e a quello del calcio in particolare.
Particolarità: sollecitato dalla sorella Ottavia, anche Max coltiva interesse per la storia.
Sa suonare la chitarra e comporre canzoncine.
Sono quattro gatti, fratelli gemelli di origine orientale. La loro razza è il risultato ottenuto dall’incrocio tra un gatto siamese e una gatta persiana. I loro nomi sono, in ordine alfabetico:
Amir, Bedal, Ganut e Zador.
Caratteristiche fisiche: hanno pelo folto color beige, testa e zampe nere, coda lunga e setosa, occhi azzurro cielo.
Caratteristiche psichiche: sanno parlare un linguaggio chiamato esperanto felino, e capiscono tutto ciò che gli uomini dicono.
Particolarità: sono amici fedelissimi di Ottavia e Max che seguono dovunque, specie nello loro imprese importanti.
Danzano in modo stupendo a suon di musica.
La golosità è l’unico loro difetto, per il resto sono davvero da ammirare.
Capo spirituale degli elfi, è un personaggio di grande bontà, che fu crudelmente punito da Norum per aver salvato Rosabianca che Norum voleva uccidere. Alla fine tornerà ad essere se stesso. E’ sposato con la bellissima elfa Karen. Suoi amici fraterni sono gli elfi Eziel e Manfred.
Caratteristiche fisiche: come tutti gli elfi, Asorin è piccolo di statura, ma ha grossa testa e grosse mani. Il suo volto, pur se giovanile, è già segnato dalle rughe. I suoi abiti colorati - breve giacchetta indossata sui calzoni aderenti e berretto a pan di zucchero - gli donano una particolare grazia.
Caratteristiche psichiche: lo contraddistinguono bontà e generosità. E’ dotato inoltre di una sensibilità, non comune. Suona con il flauto musiche deliziose che egli stesso compone.
Particolarità: pur nelle disgrazie, Asorin sa conservare la calma, poiché possiede un animo forte e ha tanta fede nella vita.
È un famoso cavaliere medioevale che abitò nel Castello del Pomo situato su un colle, nel territorio di Aquilis.
Caratteristiche fisiche: alto, bruno di capelli, barbetta aguzza, sguardo penetrante anche… da fantasma.
Caratteristiche psichiche: persona giusta, seppe governare bene, cioè con sentimenti pacifici e sempre all’insegna del buon vivere, la gente di Aquilis, nel suo tempo. Appare ai fratelli Ottavia e Max come fantasma. Sua sposa fu la bellissima madamigella Rosabianca d’Altaselva, una nobile fanciulla, e da lei ebbe il figlio Leopold.
Particolarità: del Cavalier Aquilius si può “magicamente” vedere la figura anche in carne ed ossa.
È un famoso proprietario terriero capostipite della Stirpe del Drago. Inviato dall'Imperatore, si stabilì per primo nel territorio di Aquilis e ricevette in dono da Draghetto il magico ciondolo.
Caratteristiche fisiche: alto, bruno di capelli, sguardo penetrante, un tipo… prestante.
Caratteristiche psichiche: seppe governare bene e fu capace di trasformare zone paludose, nel territorio di Aquilis, in zone fertili. Incontra i fratelli Ottavia e Max quando compiono il loro viaggio in epoca romana. Sua sposa fu la bella Marzia. Da lei ebbe due figli: Maximus e Octavia.
Particolarità: era un uomo giusto e saggio.
Anch’esse abitano ad Elfilandia, in un grande castello. Sono numerose. Quelle che operano in questa favola e si mettono perciò in maggiore risalto, sono fata Melisenda e fata Esmeralda.
Caratteristiche fisiche: sono tutte bellissime. Indossano lunghi vestiti di organza, portano alti cappelli a spirale e possiedono bacchette magiche, con cui riescono sempre a far trionfare il bene.
Caratteristiche psichiche: sono sempre pronte a collaborare con chi, proponendosi di ottenere buoni risultati, si trova in difficoltà.
Particolarità: in questa favola si dimostrano ottime cuoche, capaci di preparare deliziose pietanze e dolcetti di ogni tipo, anche molto belli a vedersi.
È un mago esperto in malefici, il cui spettro continua ad abitare il Castello del Pomo, cagionando molti guai e suscitando nefandezze di ogni genere.
Caratteristiche fisiche: veste un lungo mantello nero che avvolge la sua persona.
Gli ricopre il capo un ampio cappuccio che nasconde i brandelli penduli e pelosi dei padiglioni delle orecchie, mozzati dalla caduta di un grosso ramo del famoso albero del melo. Le mani dai lunghi artigli, reggono una sfera che rappresenta il mondo e da cui egli vorrebbe veder grondare sangue in continuazione, per godere malignamente nella certezza che al mondo nessuno stia bene né possa vivere in pace.
Caratteristiche psichiche: solo i malefici lo rallegrano e quindi li esercita alla grande, traendone una perversa soddisfazione.
Particolarità: è un cattivo a trecentosessanta gradi. Mentre parla, assieme alle parole, gli escono di bocca piccole vipere, vermi velenosi e schifosi scarafaggi.
Sono miriadi di occhi fosforescenti che viaggiano uniti, formando una enorme nuvola da cui emergono, come da un perpetuo bollore di putride schiume nerastre, le luci infuocate e inquietanti dei loro occhi feroci. Nuvola orrenda, sempre al seguito di Norum, che spalleggia in ogni impresa malefica.
È il signorotto che governa i villici di un territorio poco distante da Aquilis.
Caratteristiche fisiche: uomo di corporatura robusta e tarchiata, di modi rozzi e arroganti, è espressione di violenza e di forza bruta che manifesta con attacchi armati improvvisi.
Caratteristiche psichiche: avido di ricchezze e invidioso, dà del filo da torcere ai signorotti dei paesi limitrofi
Particolarità: ha il chiodo fisso di invadere il territorio del Cavalier Aquilius e di assoggettarne gli abitanti.
Sono un folto gruppo di orribili spettri di donne che, come punizione per aver dato il loro aiuto nel condurre a termine qualche impresa benefica, vennero uccise da Norum e trasformate in altrettanti spettri di streghe che abitano nei sotterranei del castello di Brutilus. Tra esse, spiccano per bruttezza e sguaiataggine Malenda, Malona e Malazza.
Caratteristiche fisiche: sulle loro ossa scheletriche vestono abiti laceri. Le loro mani appaiono diafane, e tuttavia munite di lunghi artigli. Hanno voci sgradevoli, simili a lunghi gemiti, spesso urlanti e gracchianti.
Caratteristiche psichiche: sono tristi e stanche di essere considerate come portatrici di male e di dolore da chiunque. Non fanno che insultarsi e litigare fra di loro.
Particolarità: attraverso la confessione umiliante del loro dolore per essere state ridotte in quella misera condizione, esse ottengono di venir trasformate per sempre in fate.